Alle soglie della conclusione della vendemmia nelle Langhe, si è tenuta una tavola rotonda dei produttori dell’Associazione Deditus dedicata alla vendemmia, e più in generale, all’annata 2021 per il Nebbiolo da Barolo.
Otto storici produttori di Barolo hanno avuto modo di confrontarsi e dialogare sull’andamento dell’annata, sulla vendemmia, ma anche sull’andamento climatico e sulle sfide per il futuro.
“Il 2021 è stato un anno caratterizzato da grandi estremi da un punto di vista climatico” come riassume Gianluca Torrengo, enologo della azienda Prunotto. La primavera, “partita fortunatamente un po’ in ritardo” come fa notare Elena Cordero (Cordero di Montezemolo), è stata molto piovosa, mentre l’estate passerà alla storia per la scarsità di pioggie. “Barolo è stato molto siccitoso, anche rispetto ai vicini Barbaresco e Roero” conferma Luca Sandrone (Sandrone Luciano). Infine, un ultimo colpo di scena nelle ultime settimane, con un grande aumento dell’escursione termica giornaliera: un vero “toccasana” per le viti.
“Il Nebbiolo è riuscito a fare una perfetta sintesi di questi estremi, e a giungere in cantina con un equilibrio davvero sorprendente e ammirevole” prosegue Luca Sandrone, come una capacità di sintetizzare e armonizzare tutte queste varianti, per dare il meglio di sé. Infatti, tutti i produttori si trovano di fronte a uve con una “perfetta maturazione tecnologica e fenolica” come sottolinea Cesare Benvenuto, (Pio Cesare).
“E’ stata sicuramente un’annata emozionante, perché ne sono successe davvero di tutte, con fasi variabili e spesso imprevedibili, alle quali però dovremo adattarci” conferma Gianluca Torrengo, eppure allo stesso tempo la vera emozione è stata “la bellezza delle uve, di Nebbiolo e non solo, giunte in cantina sane, concentrate e con una grande personalità”. Da un lato dunque, sintetizza Stefano Gagliardo (Poderi Gianni Gagliardo), “la siccità non ha creato problemi” d’altra parte, sicuramente non è un’annata che verrà ricordata per la sua abbondanza: “i grappoli hanno meno acini, un po’ più piccoli, ma proprio per questo ricchi e concentrati” perché” ricorda Lorenzo Scavino (Azelia), “come dice mio padre, per fare un grande vino le viti devono leggermente soffrire”.
Emergono così, da parte dei produttori, una serie di aggettivi ben definiti per queste uve, quali “armonia e equilibrio”, “personalità e complessità” e, chiaramente, “l’eleganza vibrante”, dalle parole di Matteo Sardagna (Poderi Luigi Einaudi), tipica del Barolo. “Si può quindi dire che al Nebbiolo fa sicuramente meglio la siccità che la pioggia!” ironizza, ma non troppo, Matteo Sardagna “perché le uve sono eccezionalmente belle, per nulla appassite e la vendemmia, sicuramente anticipata rispetto ai tempi passati, durerà però per molti, e sicuramente per noi, ancora fino alla terza settimana di Ottobre”.
E il lavoro, secondo Luca Sandrone, non è ancora finito. “Confido ancora in queste settimane, secche e di bel tempo dopo qualche pioggia e con una differente escursione termica, che, abbinate a uve eccezionalmente sane, permettono quella che io chiamo la ‘frollatura’ dell’uva, la vera ciliegina sulla torta per il Nebbiolo”.
Un tema sicuramente rilevante emerso dal dibattito è quello del ruolo del produttore all’interno di questo ciclo vegetativo. “L’obiettivo dell’agricoltore” fa notare Cesare Benvenuto, “è sempre quello di aiutare la pianta a poter gestire al meglio i momenti di stress, non solo nella stagione estiva, ma tutto l’anno”. In questi anni, con i generali cambiamenti a livello climatico “chiaramente l’attenzione del viticoltore è cambiata a sua volta” spiega Stefano Chiarlo (Michele Chiarlo) e abbiamo sviluppato delle strategie per adattarci al cambiamento climatico per mantenere la freschezza, l’acidità, l’eleganza: lavorare molto in autunno e toccare le uve e le foglie il più tardi possibile”. Conferma Cesare Benvenuto: “facciamo sempre una grande attenzione nella gestione della vegetazione, in modo da mantenere sempre i grappoli coperti e protetti dalle esposizioni più dannose e concentriamo un grande lavoro in autunno, per mettere le viti nelle condizioni di affrontare qualsiasi annata si trovino davanti.”
“La nostra sfida” prosegue Stefano Chiarlo, “è quella di riuscire a controllare e gestire questi cambiamenti climatici, una capacità che abbiamo sviluppato ormai da quasi vent’anni di esperienza a queste condizioni ambientali, che oggi ci permette di contare su uno storico utile”. Si tratta di un vero gioco d’equilibrio e di sensibilità per “essere sempre più attenti alle esigenze e sempre più pronti ad affrontare ogni situazione” conclude Gianluca Torrengo. E i risultati si vedono, con una qualità che negli ultimi 10-20 anni è sicuramente genericamente migliorata.
Premesse senza dubbio promettenti, dunque, ma il lavoro è ancora lungo. Seguirà la vinificazione e gli anni di invecchiamento per il vino e poi la valutazione al momento del lancio sul mercato “perché” conclude il Presidente di Deditus, Gianni Gagliardo, con tipico pragmatismo, “le cose si giudicano sempre quando sono fatte”.