Siamo nella zona della DOCG Dogliani, a sud dell’area del Barolo, il vitigno principe è il dolcetto. Nel 1928 la famiglia Gillardi si insedia a Farigliano sulla splendida collina chiamata Corsaletto o Cursalet come il vigneto e la cascina che la sovrastano. Giacomo nato in Francia nel 1905 era tornato nella terra d’origine con la chiara intenzione di coltivare la terra. La Côtes du Rhône dove ha avuto le prime esperienze viticole gli aveva fatto capire quale fosse la strada da percorrere. Da questo momento i Gillardi iniziano la loro produzione di uva, ma bisognerà attendere la terza generazione, nel 1980, per avere le prime bottiglie. In quell’anno Giacolino finisce gli studi di enologia presso la prestigiosa Scuola di Alba, e in tutte le Langhe si inizia a valorizzare concretamente la diffusione del vino in bottiglia. In precedenza le uve dolcetto della Cascina Cursalet erano vendute ad altri vinificatori, da ora non più. Sono anni di grande ottimismo e sviluppo. Grazie alle più razionali tecniche di vinificazione e alla grande operatività di Pinuccia e Giovanni Battista, l’azienda ha un considerevole aumento dei vigneti.
La costruzione della cantina, autentico simbolo di creatività in linea con lo spirito forte e propositivo della famiglia, arriva nei primi anni di questo nuovo secolo. Dal 2011 lo spirito e l’avventura si indirizzano nella nuova cantina di Barolo, nel centro del borgo storico della patria di questo grande vino.
VIGNETI
Il suolo argilloso dal colore biancastro per il calcare, vede un affiorare irregolare di marne bluastre. In alcuni tratti del vigneto Cursalet e nella particella del vigneto Maestra denominata Quazzini, si scorgono piccoli granuli di silicio accompagnati da uno spessore più ridotto del suolo argilloso. In queste due aree, come nel suolo appena più sabbioso e drenante dell’Harys, si ottengono dei vini eccezionali. Questi vigneti hanno un grande equilibrio naturale accompagnato dalla costanza di un sempre moderato carico di grappoli. Se fossimo in Borgogna, li avremmo definiti i nostri Grand Cru.
Il rispetto assoluto della naturalezza e della tipicità del territorio, hanno condotto l’azienda alla scelta di coltivare i vigneti senza uso di diserbanti e a controllare i fitofagi con il solo impiego di rame e zolfo.
CANTINA
La parte superiore della cantina è adibita alla ricezione delle uve in serbatoi di acciaio. Per i vini con una macerazione più lunga, vengono usate ancora delle piccole vasche in cemento vetrificato, tipiche qualche decennio fa, a lungo abbandonate a favore dell’acciaio inox, che ora vivono un vero rinascimento per le peculiarità che ne caratterizzano l’utilizzo nella vinificazione. L’inerzia termica di questo materiale, infatti, garantisce un naturale controllo delle temperature in fermentazione. Il vino arriva poi per gravità nel locale interrato. Qui imponenti gabbioni di pietre garantiscono un’umidità oltre il 60%, ottimale per la conservazione delle botticelle in legno. Sul palco di degustazione il tavolo in ferro battuto la cui perfetta riproduzione farà anche da cornice a tutte le etichette dei vini che maturano in questo luogo.